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XIX Convegno di Greccio “Il patrimonio artistico della Provincia di San Bonaventura dei Frati Minori tra Lazio e Abruzzo”: le parole del professor Fidanza

Si terrà venerdì 6 maggio 2022 dalle ore 15 e sabato 7 maggio a partire dalle ore 9 presso l’Oasi Gesù Bambino il Convegno di Greccio dal titolo “Il patrimonio artistico della Provincia di San Bonaventura dei Frati Minori tra Lazio e Abruzzo“. L’evento, giunto ormai alla XIX edizione, è organizzato dal Centro Culturale Aracoeli, dalla provincia di San Bonaventura dei Frati Minori e dall’Università di Roma Tor Vergata “Dottorato in Beni Culturali, Formazione e Territorio” con il patrocinio del Ministero della Cultura. In occasione di questo importante appuntamento abbiamo approfondito alcune tematiche con Giovanni Battista Fidanza, professore Ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università Tor Vergata, impegnato nella direzione del convegno insieme a padre Alvaro Cacciotti.

«La Provincia di San Bonaventura – spiega Fidanza – è una delle più ricche in assoluto di testimonianze artistiche francescane, in particolare per la presenza degli insediamenti romani e di quelli dell’area reatina. Considerando che le immagini sacre erano in primis uno strumento devozionale e liturgico, questa loro densità ha favorito il culto di Francesco e dei santi e beati della tradizione francescana in modo capillare fino ai giorni nostri. Dal Rinascimento al Settecento l’iconografia francescana ha avuto una forte influenza non solo in ambito religioso, ma anche sociale e politico, basti pensare – solo per fare un esempio – all’annalista francescano Luke Wadding, che organizzò il consenso nei confronti degli ordini francescani anche attraverso la commissione di immagini e una attenta regolamentazione del loro utilizzo. Potremmo fare molti altri esempi, ma la vicenda di Wadding, minore recolletto per il quale tutti i francescani nutrono ancora oggi un grande senso di gratitudine, è particolarmente emblematica». Un contributo, quello artistico, fondamentale per la conoscenza della figura di san Francesco. «Dobbiamo ricordarci sempre – prosegue il professore – che prima della riproducibilità seriale delle immagini una delle poche occasioni per vederle la offrivano i dipinti e le statue di tema sacro nelle chiese o nei luoghi pii. Inoltre va tenuto presente che precedentemente all’Unità d’Italia la stragrande maggioranza della popolazione era analfabeta, pertanto poteva “leggere” i testi sacri o le agiografie solo attraverso le immagini. In quest’ottica il patrimonio artistico ha svolto una fondamentale funzione didascalica, con particolare riferimento al periodo successivo al Concilio di Trento. Data la capillarità degli insediamenti francescani, questo ha permesso una diffusione eccezionale delle immagini di Francesco e di altri membri significativi del mondo francescano: basti pensare a sant’Antonio, san Bonaventura, san Bernardino da Siena e molti altri».

Le immagini del patrimonio artistico francescano di età moderna sono generalmente caratterizzate da una una spiccata intensità, evocano sentimenti fortemente evocativi. «Certo, perché il messaggio di Francesco non è mai banale e gli artisti hanno spesso colto questo aspetto: sia quelli più classicisti, che tendevano ad una evidente idealizzazione formale, sia quelli più naturalisti, che rappresentavano la realtà senza filtri. Gli ordini francescani avevano capito benissimo che l’arte era un veicolo di fede e di culto di grande impatto e per questo l’hanno usata con grande intelligenza e accortezza, valorizzandola anche servendosi di artisti dei loro Ordini, come ad esempio Emanuele da Como o Vincenzo da Bassiano». Il patrimonio artistico francescano rappresenta un’occasione anche per gli studenti più giovani, per portarli ad intraprendere un percorso di approfondimento sulla materia. «Nel Lazio e a Roma in particolare, ci sono molti archivi di conventi e collegi francescani di primaria importanza, basti ricordare quello dell’Aracoeli o quello di Sant’Isidoro, che sono fonti ricchissime – e imprescindibili – per gli studi francescani e in particolare per quelli relativi alla committenza artistica».

Il consiglio del professor Giovanni Battista Fidanza è quello di intraprendere ricerche in questi archivi, alla scoperta di committenti e artisti e verso la conoscenza dell’efficacia retorica delle opere. «Purtroppo la scarsa conoscenza del latino da parte degli studenti non consente un approccio sempre adeguato con i documenti d’archivio e con le fonti primarie di ambito francescano. Per questo motivo, per fruirne al meglio, è fondamentale avere una preparazione di base di latino oltre che di paleografia».

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