La presenza francescana a Cittaducale data al 1346, poco meno di 150 anni dalla fondazione della terra murata, quando il re Roberto d’Angiò promosse l’insediamento della comunità conventuale. Uno storico locale dell’Ottocento, il dottor Sebastiano Marchesi, prendendo spunto dall’interpretazione di una bolla di papa Clemente VII emanata nel 1526 argomentava erroneamente che il convento fosse stato “cominciato ad abitare dai Frati Conventuali nel 1500, che vi dimorarono per 16 anni continui e che dopo l’occuparono i frati Zoccolanti per 10 anni; e che nel detto anno 1526, ne furono i frati Conventuali rinvestiti e reintegrati”.
Il complesso architettonico del convento fu ricostruito in forme barocche dopo la devastazione provocata dai terremoti del 1703.
Dalla nuova chiesa proviene la tela d’altare raffigurante S. Francesco che riceve le stimmate, oggi custodita a Rieti presso la Pinacoteca Diocesana.
L’episodio viene narrato dall’anonimo pittore rievocando poeticamente l’episodio della vita mirabile del Santo: Francesco e frate Leone indossano ordinati, inappuntabili sai da conventuali, ai monti della Verna si sovrappongono le rupi dell’Appennino centrale, nel conventino porticato che fa da sfondo, unica macchia cromatica nelle fredde tonalità dal grigio al verde dominanti nel dipinto, si riconosce agevolmente l’insediamento cappuccino cinquecentesco di Santa Maria del Monte, dove fiorì la vocazione di San Felice da Cantalice.
Per effetto delle soppressioni napoleoniche il giardino dei semplici annesso al chiostro grande del convento fu trasformato in orto botanico e gli edifici conventuali furono assegnati alle truppe.
Per quasi mezzo secolo restò invece officiata la chiesa, amministrata dal Capitolo della Cattedrale.
Le soppressioni postunitarie segnarono dopo il 1866 il definitivo abbandono della chiesa di San Francesco. Anche il Capitolo della Cattedrale fu infatti colpito dai provvedimenti di soppressione ed incameramento dei beni, che il Demanio trasferì al Comune.
Agli inizi del Novecento, la chiesa ex conventuale fu ceduta al Corpo Forestale dello Stato che la utilizzò dapprima come refettorio, poi come officina meccanica.
In anni recenti, completata la costruzione dei moderni edifici, della chiesa francescana si è definitivamente perduta ogni traccia.
Resta la memoria dolente dettata dal vescovo aquilano monsignor Luigi Filippi, nella Visita Pastorale condotta a Cittaducale nell’estate 1875: “la Chiesa di San Francesco, ampia e bella, era stata un giorno dei Minori Conventuali, soppressi durante l’occupazione militare francese (1809) e passata poscia in custodia al Capitolo di Città Ducale”.
Il vescovo stigmatizzava lo stato di abbandono colpevolmente tollerato dalle autorità civili, critica la scelta operata dal sindaco Luigi Bonafaccia che aveva destinato la chiesa “ad uso alloggi militari”. Il resoconto proseguiva così: “trovò gli altari, incominciando dal maggiore, tutti perfettamente spogliati, rimosse e guaste le pietre sacre, strappate e tolte le predelle dei gradini degli altari. L’organo derubato in gran parte dagli inquilini militari fu trasportato in altro sito per cura dei capitolari. La maggior parte dei finestroni sono scassinati e mancanti di vetri, onde avviene che gli uccelli vadano facendo il nido intorno alle pareti e sui cornicioni. Tolti anche i quadri di tutti gli altari, che si conservano in una delle due sacristie della stessa Chiesa, son rimaste le nude mura. Lo squallore e la desolazione di questo bel Tempio indussero l’illustrissimo Prelato ad uscirne pieno di raccapriccio e di orrore”.
A cura di Ileana Tozzi