È partita dal “perché” la presentazione del Festival della Comunicazione a Rieti. L’evento nazionale promosso dalle Paoline e dai Paolini viene realizzato quest’anno dalla diocesi di Rieti ed è stato il vescovo Domenico a spiegarne le ragioni, nel pomeriggio del 27 aprile, nell’Auditorium Varrone. A una platea composta di cittadini, operatori della comunicazione e figure istituzionali ha indicato la prospettiva di accrescere la consapevolezza sul panorama mediale in cui abitiamo: un ambiente misto, nel quale ciascuno sta con un piede on-line e uno off-line. Una situazione che «sta ridisegnando le nostre vite quotidiane con effetti dirompenti nelle relazioni interpersonali, nella coscienza individuale, nelle dinamiche economiche e sociali, nella stessa esperienza spirituale», ha detto il vescovo, evocando il rischio di venir condizionati dagli algoritmi.
È qui che si innesta il tema del Festival, ricavato dal Messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali: Ascoltare con l’orecchio del cuore. Secondo il vescovo «Si intuisce una grande questione che è insieme culturale ed educativa», perché «ogni cambio tecnologico produce anche un cambio antropologico», e allora è necessario «chiarire i nessi tra il nuovo linguaggio digitale che soppianta l’analogico e la vita dei nostri bambini, adolescenti, giovani, adulti ed anziani». Non a caso il Festival vero e proprio, in calendario dal 21 al 29 maggio, sarà preceduto da un ciclo di eventi tutti dedicati ai bambini, agli adolescenti e alle loro famiglie. Si parlerà di come fare un uso corretto dei social, ma ci saranno anche eventi dedicati ai più piccoli che faranno leva sull’esperienza fisica.
Dal rapporto tra le generazioni è partito il denso intervento di padre Paolo Benanti, chiamato ad approfondire la linea tracciata da mons Pompili. Il frate francescano, esperto di tecnologie digitali, intelligenza artificiale e gestione dell’innovazione, ha iniziato il discorso da una semplice costatazione: «Si è invertita la direzione dell’informazione, una volta era il maestro anziano che insegnava ai giovani il mestiere, oggi sono i nipoti ad insegnare ai nonni come si usa il tablet». Un rovesciamento che ci interroga e ci pone davanti a scelte e sfide enormi rispetto alle quali il Festival può essere uno stimolo ad aprirsi, per trasformare l’innovazione in sviluppo, «mettendo l’uomo al centro», un po’ come è avvenuto nel Rinascimento.
Proprio a questa ricchezza umana ha fatto riferimento suor Cristina Beffa, giunta a Rieti in rappresentanza delle Paoline e dei Paolini. Raccontando la storia del Festival ne ha ricondotto le ragioni al bisogno di puntare le luci sul messaggio del Papa per aiutare le persone a riflettere sulla comunicazione. E il tema di quest’anno, con il suo invito ad aprire il cuore e mettersi in ascolto degli altri, fa vibrare insieme le corde primarie della comunicazione e dell’umanità. Affidato a suor Cristina anche il compito di spiegare il metodo di lavoro del Festival, con lo sforzo di giungere al risultato attraverso varie iniziative e vari linguaggi, promuovendo creatività, incontro, solidarietà.
Tra le figure coinvolte nel Festival della Comunicazione il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti; il presidente di Slow Food, Carlo Petrini; il linguista Luca Serianni; il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso; la sociologa Chiara Giaccardi. Tra i giornalisti, Lucia Annunziata (Mezz’ora in più, Rai3), Enrico Mentana (direttore Tg La7), Giovanni Grasso (direttore dell’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica), Paolo Ruffini (prefetto del Dicastero per la comunicazione della Santa Sede), David Puente (vicedirettore di Open.online) e Marco Tarquinio (direttore di Avvenire).
Gli eventi del Festival della Comunicazione intendono coinvolgere a vari livelli la cittadinanza e attrarre operatori della comunicazione da tutta Italia, valorizzando i tratti distintivi del territorio con l’intento di promuovere la conoscenza delle sue bellezze e della sua storia, facendo leva sul cuore francescano della Valle Santa e sulle caratteristiche dei suoi borghi e del suo paesaggio naturale. Il tutto senza dimenticare di tenere acceso un riflettore sui temi della ricostruzione che segue il terremoto del 2016.
Tutti gli eventi saranno gratuiti e aperti al pubblico senza prenotazione fino ad esaurimento posti.