Francesco al termine della sua vita, ci appare un uomo riconciliato con la vita e con le creature, chiamando addirittura sorella la Morte; sente comunque il bisogno di chiedere scusa al suo corpo che apostrofa con il nome di “frate asino”, per averlo spesso maltrattato con digiuni e penitenze. Francesco non ha mai brillato in fatto di salute: in effetti fin da ragazzo presenta una costituzione fragile, ampiamente minata durante l’anno di prigionia nel carcere di Perugia, e anche per questo i genitori lo ricopriranno di mille attenzioni e innumerevoli premure. Sappiamo che egli soffriva di mal di stomaco a causa di un’ulcera gastrica, non digerendo neppure l’olio di oliva, e proprio a Poggio Bustone si accuserà pubblicamente di aver mangiato, durante una Quaresima, del cibo condito con del lardo, attribuendo alla gola ciò che era stato necessario alla salute!
Anche ad Assisi, durante una predica, il Poverello confesserà la stessa “colpa”. D’altronde i santi sono così: non sono guidati dal desiderio di piacere agli uomini, ma dal timore di offendere Dio anche nelle cose più impercettibili.
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Quel ghiottone di Francesco…
Una vetrata nel santuario di Poggio Bustone ricorda un episodio della via di Francesco nel quale il santo confessa pubblicamente alcuni i suoi peccati di gola
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