Nel territorio reatino, s’individuano numerosi romitori, molti dei quali sono legati alla presenza di San Francesco e dei suoi seguaci: i due eremi di Poggio Bustone, donati al Santo dall’abate di Farfa, il Cepparo di Rivodutri, la grotta di Sant’Urbano fra Stroncone e Greccio, il romitorio di Sant’Eleuterio presso Contigliano sono ricordati da Tommaso da Celano nella Vita prima e nella Vita secunda, dalla Legenda Perusina, dalla Legenda trium sociorum, benché gli agiografi francescani della prima generazione non intendano attribuire valore di ordine storico e documentario alle loro testimonianze, finalizzate piuttosto a dare ragione della straordinaria esperienza spirituale condotta dal Santo.Più ancora che nei romitori, la memoria di San Francesco d’Assisi nella Custodia Reatina si radicherà nei conventi che costellano il territorio.Secondo l’approssimativa cronologia indicata da Tommaso da Celano nella Legenda prima, San Francesco si sarebbe recato fra il 1208 e il 1209 a Poggio Bustone, prima tappa nel suo itinerario spirituale reatino, rivolgendo ai popolani, rissosi e violenti a causa delle contese che agitavano la società civile in età comunale, il suo saluto di pace.
La sua permanenza si protrasse nella grotta in alto sul monte, dove la pietà popolare volle erigere nel Seicento una cappellina.
Presso il paese, là dove già esisteva l’eremo di San Giacomo generosamente concessogli in uso dall’abate di Farfa, San Francesco fondò il nucleo iniziale dell’attuale convento che mantenne il più antico titolo.
Qui ancor oggi si visita la cella abitata dal Santo, poco più che uno speco al di sotto del cenobio vero e proprio.
La comunità francescana fiorì nei secoli, provvedendo a conservare gelosamente le memorie del fondatore ed a celebrarne la gloria ampliando, intorno alla metà del XV secolo, la cappella annessa al convento fino a darle le forme e le dimensioni di una vera e propria chiesa ed affrescando le lunette del chiostro con il ciclo delle Storie della vita di San Francesco.
Tra questi dipinti, realizzati nel corso del Seicento con modi popolareschi da un anonimo frescante, spicca una quattrocentesca Madonna con Bambino.
A cura di Ileana Tozzi
Foto di Alessandra Daniele