La ricerca storica e musicale delle tradizioni legate al Natale, delle laude medievali cantate da antichi musicisti di strada in una lezione concerto a Greccio, nella grotta del Primo Presepe, per gli studenti liceo musicale
Lo scorso mercoledì a Greccio, nella grotta del santuario francescano, i ragazzi del Liceo Musicale di Rieti hanno potuto incontrare e gustare una lezione concerto degli artisti Ambrogio Sparagna, Raffaello Simeoni ed Erasmo Treglia.
Nella piccola grotta del Primo Presepe, i tre artisti hanno voluto ricreare un’atmosfera gioiosa attraverso il suono di strumenti antichi legati alle tradizioni natalizie, spiegando ai ragazzi e agli adulti presenti le origini e la storia di questi strumenti quali cornamuse, ciaramelle e liuti.
Nella semplicità della grotta che rievocava il presepe di san Francesco, e attraverso la dolcezza dei suoni di una volta e le laude cantate in onore di Gesù bambino, per un attimo il tempo è tornato indietro, al 1223, a quando tre anni prima di morire, Francesco organizzò il “presepe vivente”, nei pressi di quello che era un borgo rurale o poco più. Aggiungendo alla scena solo un bue ed un asino, in un quadro di estrema povertà capì il mistero e la grandezza di un Dio che si fa carne, nella nascita straordinaria del Bambino.
Gli artisti si sono poi fermati a parlare con i ragazzi della storia legata agli strumenti e i ragazzi hanno fatto molte domande sulla ricerca dei suoni, sulla difficoltà oggi di suonare strumenti antichi alcuni dei quali visti solo nei libri di scuola.
Questa musica, hanno detto, gli artisti, è il frutto di una lunga ricerca storica e musicale, delle tradizioni legate al Natale, delle laude medievali cantate da antichi musicisti di strada, di musiche antiche che ancora oggi incantano gli ascoltatori. Queste ricerche così piene di emozioni ed oggetto di un progetto culturale, storico e religioso, giungeranno fino a Betlemme subito dopo l’Epifania, nella Basilica della Natività.
Anche le parole del vescovo Domenico, a conclusione del concerto hanno saputo risvegliare nei ragazzi l’interesse per un presepe non solo raffigurativo ma sicuramente “più autentico e sincero”, che “evochi la voglia di ritrovarsi con tutta la famiglia davanti al mistero dell’incarnazione”.