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L’amico Leone

Raramente i santi crescono nell’amore di Dio senza curarsi delle persone che hanno attorno

«Frate Leone, il tuo frate Francesco ti augura salute e pace. Così dico a te, figlio mio, come una madre: che tutte le parole, che ci siamo scambiate lungo la via, le riassumo brevemente in questa sola frase e consiglio anche se dopo ti sarà necessario tornare da me per consigliarti – poiché così ti consiglio: in qualunque maniera ti sembra meglio di piacere al Signore Dio e di seguire le sue orme e la sua povertà, fatelo con la benedizione del Signore Dio e con la mia obbedienza. E se ti è necessario per il bene della tua anima, per averne altra consolazione, e vuoi, o Leone, venire da me, vieni!».
Non è una novità che vicino a grandi figure di santi, spesso ci siano compagni di cammino che in qualche modo restano nell’ombra. Uno di questi è frate Leone, che ha affiancato Francesco in momenti cruciali della sua vita: basti pensare alla stesura della Regola a Fonte Colombo nel 1223, alla sua presenza sul monte della Verna al momento delle Stimmate nel 1224, o al celebre episodio della Perfetta Letizia. Sul Sinai francescano vi è una grotta dove si racconta che Leone lasciò l’impronta della sua testa per il balzo che fece all’apparire di Cristo. Al di là dell’ingenuo episodio, scopriamo che il fedele compagno era sempre vicino a Francesco, che lo ricambiava con una tenerezza immensa, potremmo dire materna, dimostratagli in modo speciale, nella lettera riportata sopra: infatti Leone stava vivendo un momento difficile della sua vita e domanda a Francesco un aiuto spirituale. È impensabile credere che i santi vivano il rapporto con Dio, in modo solitario, cioè non curandosi degli altri: al contrario più cresce l’amore per il Signore, più aumenta la tenerezza e la carità verso gli uomini e le creature tutte.

a cura di padre Renzo Cocchi

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