Tra i preziosi lasciti dell’età rinascimentale, merita di essere annoverata la pianeta conservata presso il Palazzo Papale di Rieti, realizzata a telaio utilizzando sia per l’ordito, sia per la trama un filato sottilissimo di colore grigio tendente al verde oliva, su cui brillano luminosi a contrasto i decori in bianco, giallo, ocra, rosa, rosso rubino, rosso violaceo. Il colore verdastro del fondo sta ad indicare che la pianeta era destinata ad essere indossata per le liturgie del tempo ordinario. L’indumento, profilato sui lembi esterni da una sottile, elegante fascia bicroma a motivi fitomorfi, presenta i monogrammi di Cristo e della Vergine Maria, IHS, XPS, MY, AVE MA.
Dall’asta della croce, dal braccio trasversale del patibolo sporgono contorti tre grandi chiodi insanguinati. In alto, sopra al cartiglio sul quale è stata esposta la tabella recante in sintesi la sentenza, è poggiata la corona di spine che ha cinto il capo di Cristo nelle ore concitate del suo iniquo processo.
Tanto sul recto che sul verso dell’indumento si distende un doppio stolone cruciforme: sul petto dell’officiante, sono disposte specularmente le immagini di San Francesco e di San Giuseppe, come affacciate all’interno di un elegante loggiato.
Il volto imberbe di San Francesco, dalle guance rubizze e la testa tonsurata, si apre in un lieve sorriso che ben si accorda alla postura corpo, rappresentato di tre quarti, le spalle curve, le braccia flesse, le mani aperte in un abbraccio universale, evidenziando così le stimmate sanguinanti nel palmo. L’umile saio bigio indossato dal Santo, dall’ampio cappuccio a cocolla, è cinto da un rustico cordiglio.
Il bastone stretto fra le braccia di San Giuseppe abilmente raffigurato dall’anonimo tessitore quattrocentesco è in realtà la verga fiorita di cui parlano i Vangeli, il segno che lo distingue fra i pretendenti di Maria, prescelto da Dio come padre putativo del Figlio. Sul fusto nodoso spuntano infatti tre verdi foglie che coronano un rosso fiore sgargiante dalla corolla distesa, il cui profumo attira un delizioso uccellino, appollaiato in cima.
Testo a cura di Ileana Tozzi