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Il Passo Umile e Lieto

Hanno trovato un buon riscontro di pubblico i due eventi dello scorso fine settimana compresi nel festival del Passo Umile e lieto. Due occasioni di sapore diverso, unite dal contesto degli archi del Palazzo Papale e dal filo conduttore del festival, che è quello di una lettura inedita, attraverso le parole e la musica, dei luoghi più significativi della Valle Santa.

Sabato pomeriggio le parole sono state quelle del poeta Davide Rondoni e i suoni quelli del duo formato dal reatino Stefano Saletti con dall’iraniano Pejman Tadayon. A fondare il dialogo tra le due dimensioni, il tema della “Strana lingua dell’amore”: intesa dal punto di vista della forza, e non dei sentimenti. Ha infatti precisato Rondoni che «i sentimenti sono solo una delle conseguenze dell’amore». Ne derivano infatti molte altre cose, come la poesia, ad esempio. E proprio attraverso i versi di poeti come Dante Alighieri, Charles Baudelaire o Eugenio Montale sono stati presi a riferimento per dire le “ragioni” dell’amore, per mostrare che amare vuol dire conoscere. Ma anche in musicisti hanno confidato sui poeti, ricorrendo a un repertorio che va dalle rime trecentesche di Cecco Angiolieri al sabir: una lingua franca parlata in tutti i porti del Mediterraneo. Un repertorio che attinge al lavoro svolto da Saletti e Tadayon nella formazione Cafè Loti, mentre altri brani fanno riferimento ad un altro progetto di Saletti, quello della Piccola Banda Ikona.

La poesia è stata il faro anche della seconda iniziativa, quella che domenica 4 luglio ha visto i Cantori in Ottava improvvisare versi cimentandosi sugli argomenti suggeriti da Davide Riondino: un ricco scambio tra la dimensione colta e quella popolare che non ha mancato di stupire i presenti, anche suscitando qualche sorriso.

Un “Improvvisar cantando” che apre l’attesa per l’ultimo evento del festival. Ancora una volta sarà sotto gli archi del Palazzo Papale, a esibirsi sarà il trio composto da Rachele AndrioliRocco Nigro e Redi Hasa. Con il loro “Leuca”, sabato 10 luglio a partire dalle 18, si concluderà la seconda edizione di un festival costruito su un contrappunto di mondi, oltre che di suoni e di voci. Lo si è visto a partire dal concerto di anteprima del 30 maggio, affidato a Theodoro Melissinopoulos e al suo canto, pieno di Mediterraneo. Si è poi passati da Poggio Bustone, nella chiesa dedicata a San Giacomo, per indagare sulla spiritualità del Laudario di Cortona attraverso l’interpretazione di Iaia Forte. Nella grande aula della chiesa di San Domenico a Rieti, i virtuosismi di Gabriele Coen Clara Graziano si sono intrecciati alle parole del vescovo Domenico per Anime in Viaggio. Il santuario de La Foresta ha ospitato i suoni gitani di Taraf da Metropulitana e quello di Fonte Colombo ha visto esibirsi Patrizio Trampetti, per anni figura chiave della Nuova Compagnia di Canto Popolare. A chiudere i concerti di giugno è stato Carlo Paz con la sua esibizione del 27 del mese nel santuario di Greccio, seguita dal live tutto acustico di Raffaello Simeoni a Contigliano, tra i ruderi della chiesa di San Giovanni. Sotto gli archi del Palazzo Papale Eleonora Bordonaro aveva giù portato suoni e storie della Sicilia, e il Teatro Papiro messo in scena per la prima volta la sua Diabolica Commendia. Un intreccio di esperienze insieme artistiche e geografiche che hanno trovato nella Valle Santa – e nell’esperienza universale e cosmopolita di san Francesco, un punto di convergenza, uno spunto di lettura, una linea di partenza.

La Rassegna è organizzata da Finisterre con il Contributo della Regione Lazio, con la collaborazione della Diocesi di Rieti, di ProMis e Ass. Mundus, con il Patrocinio dei Comuni di RietiGreccioContigliano, e dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. La Direzione artistica è di Davide Rondoni ed Erasmo Treglia.

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