Il 18 novembre 1474, papa Sisto IV concedeva ai Frati Minori dell’Osservanza di costruire una chiesa ed un convento sul colle di San Biagio prospiciente alla riva sinistra del Velino, ai margini orientali della città di Rieti.
Alla fondazione della chiesa e del convento di Sant‘ Antonio fece seguito nel 1489 l’istituzione del Monte di Pietà al fine di evitare “la rabiosa voragine dele usure”, secondo l’espressione dello Statuto custodito presso l’Archivio di Stato di Rieti.
Quando il convento di Sant’Antonio del Monte fu ceduto ai Frati Minori Riformati vi fu attivato il noviziato ed incrementati i servizi della spezieria e dell’ospedale destinato ad accogliere i religiosi della Custodia Reatina dell’Ordine Francescano.
Nel XVII secolo le strutture di accoglienza furono ampliate per ospitare fino a cento frati e si provvide al rifacimento della chiesa che si arricchì di preziose opere d’arte senza perdere l’impronta semplice e sobria propria degli edifici sacri dell’Ordine francescano.
Fu allora che la primitiva, semplice aula dal tetto a capanna dalla linda facciata ingentilita dall’oculo sovrastante il severo portale di pietra, che celava il luminoso splendore delle dorate pale d’altare dipinte da Antoniazzo Romano nell’ultimo quarto del Quattrocento, fu rialzata e sovrastata da una volta.
Dopo l’ampliamento secentesco e le spoliazioni postunitarie, la chiesa di Sant’Antonio del Monte ha sostanzialmente mantenuto fino ad oggi il suo aspetto ordinato ed armonioso: l’aula, accogliente e luminosa, è fiancheggiata dalle cappelle gentilizie che conservano memoria dei migliori artisti locali, da Vincenzo Manenti ad Antonio Gherardi, l’altare maggiore è affiancato dalle maestose statue lignee di San Francesco d’Assisi e San Bernardino da Siena, nel coro dalle sobrie stigliature in noce è la tela dedicata a San Rocco che ricorda le attività assistenziali a lungo praticate con dedizione e competenza dai frati della comunità.
Il convento francescano risulta dunque essere parte integrante di un sistema in cui interagiscono la prepositura di San Michele Arcangelo, di pertinenza farfense fino al 1827, quando papa il pontefice Leone XII sancì l’inclusione del Borgo nel territorio della Diocesi di Rieti.