La Legenda Perusina (1572, 25) narra l’episodio della vigna del prete di Rieti, che produsse venti some di vino nonostante fosse stata letteralmente spogliata dai tanti visitatori che si avvicendavano presso la chiesa di San Fabiano, dove un povero prete aveva dato ospitalità a Francesco, affetto dal glaucoma e bisognoso delle cure prestategli dal suo medico a Rieti.
Invano papa Onorio III gli aveva proposto di alloggiare nel palazzo della Curia, molto più prossimo alla residenza urbana dell’oculista.
Il compromesso si era trovato con la permanenza presso San Fabiano.
La narrazione esalta la discrezione del povero prete, desolato per i danni arrecati dai tanti, laici ed ecclesiastici che piluccavano i bei grappoli d’uva, che sarà ricompensato dalla provvidenziale vendemmia:
Questo delicato fioretto, che nei secoli ha ispirato pie meditazioni ed esempi edificanti, ha pure infiammato in una serrata polemica gli animi di due uomini di cultura della statura dell’illustre storico Angelo Sacchetti Sassetti e del venerando vescovo francescano Arduino Cristoforo Terzi, l’uno convinto della prossimità della chiesa di San Fabiano, individuata ai piedi della collina lungo la sponda sinistra del Velino, facilmente raggiungibile a piedi dalla città, l’altro tenace sostenitore della tradizione che collocava il miracolo dell’uva presso Santa Maria della Foresta, il conventino dei Clareni – documentato solo dopo il 1319 – annesso ad una piccola, armoniosa chiesa che conserva antichi affreschi raffiguranti tra gli altri Santi anche San Fabiano papa.
La chiesa ha un’unica navata, sormontata dal campanile a vela sulla facciata orientata lateralmente rispetto al tetto: ciò è determinato dalla lunga successione degli interventi di ampliamento della chiesa e del convento ad essa attiguo, che nel XV secolo ospitò una comunità di Clareni e un secolo più tardi fu affidato da monsignor Bargellini, vescovo di Rieti, ai Frati Minori dell’Osservanza.
Fin dagli anni Venti del Novecento, lo studioso reatino si era impegnato nella pubblicazione degli Anecdota Francescana Reatina, incoraggiato dal vescovo Massimo Rinaldi che gli aveva offerto di collaborare al periodico diocesano L’Unità Sabina.
La ricorrenza del VII centenario del transito di San Francesco offrì a Sacchetti Sassetti l’occasione e lo spunto per orientare le sue ricerche sulle fonti documentarie locali.
La querelle che oppose a lungo i due contendenti resta a tutt’oggi irrisolta: ci piace immaginare che il Santo nelle sue peregrinazioni per la valle reatina possa aver sostato in entrambi i luoghi legati alla devozione popolare.
Invano papa Onorio III gli aveva proposto di alloggiare nel palazzo della Curia, molto più prossimo alla residenza urbana dell’oculista.
Il compromesso si era trovato con la permanenza presso San Fabiano.
La narrazione esalta la discrezione del povero prete, desolato per i danni arrecati dai tanti, laici ed ecclesiastici che piluccavano i bei grappoli d’uva, che sarà ricompensato dalla provvidenziale vendemmia:
Questo delicato fioretto, che nei secoli ha ispirato pie meditazioni ed esempi edificanti, ha pure infiammato in una serrata polemica gli animi di due uomini di cultura della statura dell’illustre storico Angelo Sacchetti Sassetti e del venerando vescovo francescano Arduino Cristoforo Terzi, l’uno convinto della prossimità della chiesa di San Fabiano, individuata ai piedi della collina lungo la sponda sinistra del Velino, facilmente raggiungibile a piedi dalla città, l’altro tenace sostenitore della tradizione che collocava il miracolo dell’uva presso Santa Maria della Foresta, il conventino dei Clareni – documentato solo dopo il 1319 – annesso ad una piccola, armoniosa chiesa che conserva antichi affreschi raffiguranti tra gli altri Santi anche San Fabiano papa.
La chiesa ha un’unica navata, sormontata dal campanile a vela sulla facciata orientata lateralmente rispetto al tetto: ciò è determinato dalla lunga successione degli interventi di ampliamento della chiesa e del convento ad essa attiguo, che nel XV secolo ospitò una comunità di Clareni e un secolo più tardi fu affidato da monsignor Bargellini, vescovo di Rieti, ai Frati Minori dell’Osservanza.
Fin dagli anni Venti del Novecento, lo studioso reatino si era impegnato nella pubblicazione degli Anecdota Francescana Reatina, incoraggiato dal vescovo Massimo Rinaldi che gli aveva offerto di collaborare al periodico diocesano L’Unità Sabina.
La ricorrenza del VII centenario del transito di San Francesco offrì a Sacchetti Sassetti l’occasione e lo spunto per orientare le sue ricerche sulle fonti documentarie locali.
La querelle che oppose a lungo i due contendenti resta a tutt’oggi irrisolta: ci piace immaginare che il Santo nelle sue peregrinazioni per la valle reatina possa aver sostato in entrambi i luoghi legati alla devozione popolare.
Testo a cura di Ileana Tozzi