È stato incentrato sulle bellezze della Valle Santa reatina l’intervento del vescovo Domenico in occasione degli Stati Generali del Turismo che si sono tenuti lunedì 25 giugno presso il salone del palazzo papale di Rieti.
È stato incentrato sulla Valle Santa reatina l’intervento del vescovo Domenico in occasione degli Stati Generali del Turismo che si sono tenuti lunedì 25 giugno presso il salone del palazzo papale di Rieti.
“Lazio, la Regione delle meraviglie”, era la tematica affrontata da utenti, istituzioni e operatori del settore.
«La meraviglia è la prima forma di tutte le passioni», ha detto il vescovo citando Cartesio. «Anche se Cartesio, a differenza dei filosofi greci prima di lui, aveva una visione fondamentalmente negativa della meraviglia, per noi essa rappresenta il senso di stupore e di inquietudine che l’uomo sperimenta, quando soddisfatte le immediate necessità materiali, comincia ad interrogarsi sulla sua esistenza e sul suo rapporto con il mondo».
Monsignor Pompili si è soffermato sulle peculiarità del nostro territorio, sula bellezza dei paesaggi naturali, l’incanto del creato concentrato nelle nostre zone: «Percorrere la Valle Santa, preferibilmente a piedi, sortisce questa esperienza della meraviglia e restituisce all’uomo quella possibilità che da Cartesio in poi è stata vista con crescente sospetto, alimentando la distanza tra l’uomo e la natura e favorendo l’estraneità dell’uomo rispetto ai suoi interrogativi più sensati».
Immancabile il riferimento a San Francesco, che nelle nostre zone trovò il suo luogo privilegiato: «L’incontro con San Francesco qui a Rieti è l’occasione, peraltro, di scoprire un “volto altro” rispetto all’immaginario collettivo che ne ha fatto una figura eterea, stravagante, un ‘santino’ rispetto alla vigoria della sua personalità. In ogni caso, un esempio irraggiungibile da ammirare stando fermi più che da imitare seguendone le tracce. Grazie al confronto con san Francesco qui si impara che l’uomo è nudo e che in ciò consiste la vera letizia. Esattamente l’antidoto a quella versione moderna del superman e della disperazione che segnano le nostre società sazie e disperate. Venire nella Valle Santa è dunque rigenerante non solo perché ci fa incontrare un altro volto di San Francesco che integra quello ufficiale di Assisi ma anche perché consente di immergersi in uno spazio ambientale che è un ecosistema ancora sconosciuto ai suoi stessi abitanti. Mi riferisco all’acqua che ha in questo territorio il sito idrogeologico, quella del Peschiera, più ricco d’Europa, dissetando la Capitale. Penso alla via consolare della Salaria lungo la quale, nell’alta Valle del Velino, si trova un sito archeologico di prima qualità, la cosiddetta Via dei Flavi, con le ville di Tito e di Vespasiano. Faccio riferimento alle montagne, in primis il Terminillo, ma anche alle diverse catene del Cervia e Navegna, della Laga, che rappresentano un Appennino tutto da scoprire».