Il solleone di agosto non ha impedito ad oltre quindicimila persone di visitare il trittico realizzato dal maestro Francesco Artese per la Valle del Primo Presepe, custodito all’interno delle volte del Palazzo Papale di Rieti. Un flusso continuo e silenzioso di visitatori che da ogni dove giunge proprio per scoprire il fascino delle tre opere realizzate negli anni con la collaborazione di numerosi altri artisti che con il loro lavoro hanno contribuito a renderle più preziose e originali.
Soddisfatto, ovviamente, l’artista, che durante il lavoro per la sua prossima realizzazione ha assistito al riscontro che hanno avuto le sue opere anche in mesi distanti dal periodo natalizio: «La maggior gratificazione che possa provare un artista – dice Artese – è quella di vedere persone di tutte le età emozionarsi davanti alla proprie opere. Sono solito dire scherzando che le mie creazioni sono “i miei figli”. Una grande gioia quindi sapere che non bisogna essere “malati di presepismo” e che non esiste stagione ideale per recarsi ad ammirare un presepe. Comunque solo la prima parte del trittico che ho realizzato rappresenta il presepe di Francesco; le altre due opere raccontano i principali momenti spirituali della vita del santo vissuti nella Valle reatina.
Una piccola anticipazione in merito all’opera della V edizione della Valle del Primo Presepe per la cui realizzazione ha soggiornato tre mesi a Rieti e per la quale tornerà a breve?
«Se io svelassi in anticipo i dettagli della quarta opera monumentale che sto realizzando rovinerei ovviamente l’effetto sorpresa che invece ha un ruolo importantissimo per coloro che verranno a vederla. Posso comunque dire che l’elemento che la contraddistinguerà è il particolare rapporto affettivo e spirituale che ha unito san Francesco ai luoghi e alle persone della valle del primo presepe, rapporto rimasto pressoché immutato nei secoli».
Si potrebbe dire che ormai la città di Rieti è la sua seconda casa?
«Nella mia vita ho viaggiato molto e soggiornato per esigenze lavorative in paesi che hanno tradizioni, usi e costumi a volte profondamente differenti dai nostri. In ognuno di essi ho lasciato un piccolo pezzo del mio cuore e serbo nel baule dei miei ricordi i volti delle persone che ho incontrato e i loro sguardi stupiti davanti alle mie opere. L’esperienza a Rieti è arrivata nel periodo della mia maturità artistica: quale migliore occasione per un maestro presepista se non quella di realizzare le sue opere proprio nella terra che ha rappresentato il rifugio spirituale di Francesco? Monsignor Domenico Pompili, le sorelle del Divino Amore che mi ospitano incarnando il vero spirito dell’accoglienza, tutto lo staff della Segreteria della Valle del Primo Presepe con cui condivido tutte le fasi della realizzazione delle opere che vanno dalla progettazione all’apertura al pubblico e l’intera città, sono ormai per me una seconda famiglia».